Se riusciamo ad individuare i nostri veri obiettivi, siamo autonomi: le nostre azioni sono generate dai nostri veri scopi. Sembra semplice raggiungere l’autonomia, ma in realtà spesso, inconsapevolmente, più che autonomi, siamo automi, ovvero perseguiamo scopi imposti dall’esterno.
La definizione di autonomia ci suggerisce che essa è proprio la capacità del singolo di regolarsi liberamente, di agire secondo proprie leggi. L’automa, al contrario, non ha coscienza dei propri obiettivi in quanto gli sono stati imposti da altri.
L’invito ad un Seminario che si terrà a Capri ad inizio maggio (Identità e relazione: i percorsi del riconoscimento) riporta un’interessantissima considerazione. Eccola:
Perché si attivi un processo evolutivo autonomo è necessario fare capo alle forze del volere.
Fare capo alle forze del volere significa riconoscere il proprio desiderio profondo e la sua origine.
Per riconoscere il proprio desiderio si deve accogliere la propria solitudine.
Solo chi accoglie la propria solitudine riesce a volgere lo sguardo verso quella dell’altro.
Fantasie, emozioni non pensate, possono guidare il nostro comportamento verso mete che non ci siamo posti in prima persona. Desideri che, anche se appagati, non arrecano alcuna gratificazione. Scoprire i veri desideri personali, permette un ricalibramento dei propri obiettivi.
Accettare la propria solitudine permette di instaurare relazioni soddisfacenti. Ciò avviene perché acquistiamo autonomia, come anche, ai nostri occhi, gli altri ed il mondo, esistendo indipendentemente dalle nostre categorie mentali fantastiche preconcette, determinate dall’esterno.
Pensare le nostre fantasie, esplorarle, collegandole alla nostra storia ed ai significati che esse assumono all’interno delle vicende personali, ci fa comprendere quanto la famiglia e la società abbiano contribuito a determinarle. E una vita che valga la pena di essere vissuta deve invece tendere all’autonomia e all’autodeterminazione.