07/04/2011 Sintesi dell’intervista rilasciata dal Presidente Palma alla trasmissione radiofonica “Oltre le Differenze” di radio Antenna Radio Esse. Il tema della trasmissione è il rapporto tra omosessualità e psicologia.
L’intervista inizia con la richiesta di chiarimento circa la posizione del CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) sull’omosessualità, il Presidente precisa che l’omosessualità non è una malattia da curare: affermare il contrario è una informazione scientificamente sbagliata. Infatti come stabilito dalla comunità scientifica internazionale, l’omosessualità non è una malattia ma, citando l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una “variante naturale del comportamento umano”; è peraltro ampiamente dimostrato che i tentativi di “conversione” dell’omosessualità in eterosessualità non solo falliscono, ma anche segnano, e spesso gravemente, le condizioni psichiche di chi vi si sottopone; Infine è una questione di semplice buon senso: perché “curare” ciò che non è malato? Su questi punti, il consenso della comunità scientifica italiana e internazionale è assoluto.
Inoltre il Presidente ribadisce la posizione del CNOP circa le terapie riparative e cioè che Lo psicologo non deroga mai ai principi del Codice Deontologico, nessuna ragione né di natura culturale né di natura religiosa, di classe o economica può spingere uno psicologo a comportamenti o ad interventi professionali non conformi a tali principi. E’ evidente quindi che lo psicologo non può prestarsi ad alcuna “terapia riparativa” dell’orientamento sessuale di una persona.
L’intervista continua su un tema sempre più urgente: l’omogenitorialità. Palma cita l’American Psychological Association che nel luglio 2004 ha dichiarato che non esiste alcuna prova scientifica che l’essere dei buoni genitori sia connesso all’orientamento sessuale dei genitori medesimi: genitori dello stesso sesso hanno la stessa probabilità di quelli eterosessuali di fornire ai loro figli un ambiente di crescita sano e favorevole.
Un altro tema affrontato durante la trasmissione riguarda il comportamento degli Psicologi di fronte alla richiesta di aiuto da parte di un omosessuale, che spontaneamente o costretto dai genitori, si rivolge allo psicoterapeuta perché vuole “guarire”.
Gli psicologi come per tutte le domande che arrivano nei loro studi si comportano partendo dall’analisi della domanda e quindi dal significato che la persona attribuisce alla parola guarigione (qualunque sia il problema che porta), da questo universo di significati che la persona porta si parte per iniziare un percorso di riflessione sulle proprie problematiche e sulle dinamiche relazionali (anche, ad esempio, interne al sistema familiare).
Il consenso della comunità internazionale è “unanime” perchè tutti si formano sugli stessi libri da 30 anni… bisognerebbe riprendere a fare ricerca sull’omosessualitò proprio per ricercare qualche approccio terapeutico moderno, che eviterebbe tra le altre cose, che il monopolio di queste terapie finisca in mano alle associazioni religiose, rendendo il cambiamento dei laici difficilissimo. Gli psicologi e gli psichiatri hanno una responsabilità contro tutte quelle persone che non credono alla frottola “gay è ok”, senza nulla togliere a chi sta bene come sta (io per esempio vivo malissimo la mia sessualità e vivo in un ambiente molto aperto). Non si può pretendere di normalizzare un qualcosa che è del tutto fuori dalla normalità e far passare per pazzi quelli che vogliono cambiare. Rifletteteci.
Quindi secondo lei l’omosessualità sarebbe in qualche modo da correggere. Rispetto la diversità della sua posizione anche senza condividerla